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02.11.2017
| Tempo di lettura: 4 min

Come cambiano le filiere italiane con il digitale: il Largo Consumo

2 Novembre 2017

La trasformazione digitale in corso nelle filiere B2B italiane.

L’Osservatorio Fatturazione Elettronica del Politecnico di Milano ha recentemente fotografato le trasformazioni digitali in corso nelle filiere B2B italiane. Abbiamo già approfondito Automotive e Farmaceutico , qui parliamo del Largo Consumo, il settore con il più alto numero di attori e il più alto valore del transato B2B in Italia, e dove l’integrazione digitale è ben diffusa tra Produttori e Retailer (soprattutto grandi) ma ancora molto limitata tra i moltissimi micro e piccoli produttori.

Ci sono circa 1,5 milioni di imprese di Largo Consumo in Italia, per un transato B2B di 370 miliardi di euro: gli scambi tra imprese italiane valgono 330 miliardi, quelli verso le imprese estere circa 40. Il valore dell’eCommerce B2B nel 2016 è stato di 65 miliardi: il 20% del transato totale tra imprese italiane.

Nel rapporto tra i Produttori e i loro Fornitori, i Portali Web-based sono la soluzione digitale più diffusa, per qualificare i fornitori, gestire le aste elettroniche, e anche per lo scambio di documenti transazionali. La Ricerca cita per esempio il Portale di eProcurement di un produttore alimentare, dove i fornitori possono qualificarsi e, una volta entrati nell’albo, partecipare a gare e aste (circa 100 all’anno). Quanto alle soluzioni EDI, si usano in modo diffuso per scambiare Ordini e Fatture, sia tra Fornitori di materie prime e Produttori, sia soprattutto tra Produttori e Retailer, che si scambiano anche DDT in formato elettronico. Per l’interazione con i produttori più piccoli invece i Retailer preferiscono i Portali web.

Al di là dello scambio documentale, progetti più sofisticati di Collaborazione sono diffusi per lo più tra Produttori e grandi Retailer: la tecnologia prevalente è l’EDI e gli obiettivi sono razionalizzare i flussi logistici, migliorare la pianificazione, ridurre gli stockout e soprattutto i livelli di scorte. I ricercatori citano a tal proposito un altro grande produttore alimentare, tra i primi a introdurre il VMI (Vendor Managed Inventory) con alcuni clienti retailer italiani e internazionali. Con le informazioni sui livelli di stock nei loro magazzini, il produttore può gestire le scorte con più efficienza, pianificando i rifornimenti e riducendo i tempi di lancio di nuovi prodotti.
Un altro operatore alimentare citato adotta da circa 15 anni il VMI con i principali clienti, e di recente ha avviato con alcuni di essi soluzioni di CPFR (Collaborative Planning, Forecasting, and Replenishment). I clienti inviano in anticipo informazioni sui volumi promozionali, e l’azienda può così migliorare i processi di pianificazione, produzione e allocazione dei prodotti.

Un ulteriore trend emerso dalla Ricerca, indica che nell’ultimo anno è cresciuta l’attenzione su progetti di condivisione della disponibilità dei prodotti a scaffale (On-Shelf Availability): i Rivenditori rendono disponibili ai Produttori le informazioni sul venduto e sullo stock nel Punto Vendita, con l’obiettivo di evitare stockout.

Le aziende del Largo Consumo stanno affrontando innumerevoli sfide che vanno dall’integrazione dei loro canali tradizionali con il crescente fenomeno dell’eCommerce (B2B e B2C) passando per le grandi manovre volte a soddisfare necessità e desideri di consumatori più consapevoli e attenti rispetto al passato; senza trascurare gli aspetti legati al progressivo aumento di competitività del mercato come effetto di un processo di globalizzazione che oggi riguarda praticamente tutti i mercati, indipendentemente dal fatto che si parli di prodotti o servizi. Il Digitale rappresenta uno spartiacque quanto mai imprescindibile.

Nel corso dei prossimi mesi, le imprese che avranno saputo interpretare gli scenari introdotti delle nuove tecnologie saranno quelle che otterranno significativi benefici da un punto di vista di business e che molto probabilmente vedranno aumentare le proprie quote di mercato. Ciò avverrà a discapito di quelle imprese che, non avendo colto i rischi e le opportunità offerte da questa trasformazione tecnologico-sociale, incontreranno serie difficoltà a fare business nella nuova era dell’economia digitale.

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