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27.06.2023
| Tempo di lettura: 11 min

IT Wallet o EUDI Wallet? Cosa succede con le identità digitali in Italia

27 Giugno 2023

Facciamo chiarezza sulle ultime notizie con Giuseppe Mariani e Matteo Panfilo

Come sta cambiando l’ecosistema delle identità digitali in Italia? Ne abbiamo parlato con Giuseppe Mariani e Matteo Panfilo

In questo articolo scoprirai:

Ricapitoliamo alcuni passaggi fondamentali. A metà del 2021 l’UE avvia i lavori per creare l’European Digital Identity (EUDI) Wallet. A ottobre 2022 un decreto introduce un nuovo modo di utilizzare CIE, con Livello di Sicurezza 2, che ne semplifica l’usabilità avvicinandola a quella di SPID. Nel frattempo si diffonde la notizia, poi smentita, che il governo italiano voglia spegnere lo SPID. A maggio 2023 il Dipartimento per la Trasformazione Digitale annuncia l’IT Wallet.

Che l’ecosistema delle identità digitali in Italia sia in fermento è chiaro ma con quale obiettivo? Ne abbiamo parlato in questa intervista con Matteo Panfilo, Chief Solution Officer, e Giuseppe Mariani, General Manager di Intesa.

IT Wallet e EUDI Wallet sono la stessa cosa? Quali differenze ci sono?

«Per quanto il concetto su cui si basano questi due sistemi di identità digitale sia praticamente identico, IT Wallet ed EUDI Wallet sono due progetti distinti» precisa Panfilo. «L’EUDI Wallet è un progetto che l’UE ha annunciato nel 2021 e fa parte di un’importante revisione del regolamento eIDAS, il cosiddetto eIDAS 2.0. L’obiettivo del wallet europeo è aumentare l’interoperabilità tra gli Stati membri, digitalizzando non solo i documenti di identità ma anche altri “attributi”, come la laurea, la patente, le certificazioni professionali, i certificati di firma. L’IT Wallet, invece, è un progetto interamente italiano che anticipa, probabilmente già entro il 2023, l’EUDI Wallet e prevede la possibilità di avere la propria identità e dei propri attributi (a partire da patente e certificazioni per disabilità) all’interno, verosimilmente, dell’app IO di PagoPA. Ciò che è ancora poco chiaro, però, è come IT e EUDI Wallet si relazioneranno una volta che saranno entrambi operativi o se IT Wallet diventerà automaticamente uno degli EUDI Wallet che nel 2026 potranno essere utilizzati dai cittadini».

A che punto è il progetto del wallet europeo (EUDI Wallet)?

Continua Panfilo: «Quello dell’EUDI Wallet è un progetto sicuramente più ampio, di largo respiro, che coinvolge la Commissione Europea e ha una tabella di marcia ben definita che prevede passaggi legislativi e formali in Europa, quindi inevitabilmente i tempi di realizzazione si allungano. In questo momento siamo alla cosiddetta “fase di trilogo” del regolamento eIDAS, ovvero un momento di negoziato tra i rappresentanti di Parlamento, Consiglio e Commissione che crediamo si possa concludere nelle prossime settimane. Nel frattempo sono stati selezionati i Consorzi internazionali – come il Consorzio POTENTIAL, di cui fa parte Intesa – che lavoreranno ai “Large Scale Pilot”, i progetti pilota su vari use case di utilizzo dell’EUDI Wallet. Coinvolgendo così tanti governi e attori (pubblici e privati), per la realizzazione e la diffusione dell’EUDI Wallet ci sono dei significativi ostacoli tecnici e normativi da superare, oltre a dover creare un modello di business sostenibile per tutti e che preveda degli incentivi per i partecipanti».

Quindi SPID e CIE sono destinate a sparire?

«Iniziamo con fare una premessa, SPID e CIE sono due schemi di identità digitali notificati secondo il regolamento eIDAS. Hanno caratteristiche diverse e nell’ottica del nuovo Wallet Europeo potrebbero essere dei PID (Person Identification Data) Provider ovvero degli schemi federati per condividere un set di dati relativi alla identità anagrafica. I PID provider serviranno una tantum per inizializzare i wallet, i quali per gli utilizzi successivi avranno propri meccanismi di autenticazione forte e che affiancheranno altri attributi ai meri dati anagrafici e altre funzionalità. Wallet quindi non significa solo provare la propria identità sostituendo SPID e CIE che ben conosciamo, ma avere una serie di attributi e servizi a contorno, un po’ come il nostro portafoglio fisico non è riempito solo con il documento di identità ma di diverse altre tessere o documenti digitalizzabili. Tornando allo scenario attuale, SPID è però ancora oggi il sistema di identità digitale di gran lunga più utilizzato» spiega Matteo Panfilo «ma la sua diffusione soffre di alcuni peccati originali tra cui l’assenza di un modello di business sostenibile per i provider privati e alcune altre caratteristiche di base ormai non più superabili. Questo non significa che SPID sia destinato a sparire o a essere sostituito dalla CIE nel brevissimo: anche se il numero delle CIE in circolazione ha superato quello di SPID, infatti, oggi è sempre SPID a contare il maggior numero di accessi e ad essere utilizzato. 

Certo, l’indicazione governativa nazionale, rinforzata dal posizionamento dell’Europa, è chiaramente orientata verso CIE come gestore dell’identità e unico futuro PID provider italiano, motivo per cui anche Intesa ha scelto di essere tra i primi Service Provider privati Italiani: ad aprile 2023 è stato introdotto il «Level of Assurance – LoA» 2 o «Substantial» per CIE, che prima conosceva solo il LoA 3 o «High». Per intenderci, il LoA 2 è quello assegnato alla maggior parte delle utenze SPID in circolazione. Poter utilizzare la CIE con un LoA 2 ne ha sicuramente semplificato l’utilizzo (cioè non è più indispensabile avere la carta fisica con sé da avvicinare al sensore NFC per ogni utilizzo). Secondo quanto previsto dal nuovo regolamento eIDAS, infatti, per inizializzare il wallet, sarà comunque richiesta un’identità digitale con LoA 3, possibile per CIE ma non per SPID appunto, ed è proprio SPID ad essere maggiormente utilizzato in Italia.

Insomma, lo scenario all’orizzonte sia in Italia che in Europa sembra essere molto favorevole e orientato alla CIE, che però ha ancora pochi utenti che la sanno utilizzare. Le nostre stime, perché non esistono numeri ufficiali e pubblici, è che gli utenti attivi (cioè che utilizzano CIE per accedere ai servizi digitali) siano circa 1 milione rispetto agli oltre 30 di SPID. Questo significa che in termini di adozione da parte degli utenti la strada è ancora lunga, nonostante gli incentivi o i processi che verranno imposti agli utenti per favorirne l’utilizzo per partire con l’EUDI Wallet dal 2026 con una buona base di utenti».

Abbiamo accennato agli “attributi”. Cosa sono e in che modo potrebbero modificare il nostro modo di fruire di servizi online?

«Per noi italiani, già abituati a utilizzare le nostre identità digitali tramite SPID e CIE, le vere novità dei nuovi wallet saranno l’interoperabilità europea, il controllo maggiore della privacy, ma soprattutto la possibilità di utilizzare anche i cosiddetti “attributi”, appunto, legati all’identità. In altri termini, grazie al wallet potremo sempre dimostrare di avere titoli professionali come la laurea o l’iscrizione ad albi professionali, la rappresentatività di persone giuridiche, l’ISEE, la patente di guida, la certificazione di disabilità o altri attributi e certificazioni prodotti da entità pubbliche o private. Inoltre i nostri dati, come la residenza, saranno sempre aggiornati grazie appunto all’integrazione di varie fonti dati pubbliche. Questo potrebbe avere dei significativi vantaggi per utenti finali e per aziende private, che potrebbero sia migliorare i flussi di onboarding con dati certi e verificati acquisiti in modo efficiente, sia diventare loro stessi erogatori di attributi».

Qual è il ruolo dei service provider privati come Intesa in questo contesto?

Risponde Giuseppe Mariani: «I service provider sono coloro che integrano il riconoscimento e gli accessi con SPID e CIE all’interno dei loro servizi, quindi sono strettamente interessati da questi cambiamenti. Il nostro obiettivo è far sì che i nostri clienti abbiano servizi che siano semplici per gli utenti ed aggiornati rispetto alla normativa vigente e per questo ci auguriamo che il progetto dell’IT Wallet tenga conto degli investimenti già fatti, sia da noi come «partecipanti attivi» dell’ecosistema, sia dai nostri clienti per avvicinarsi alla realtà degli utenti finali. Credo sia nostro compito far presente ed evidenziare l’interesse di chi in SPID e CIE ci ha creduto al punto da volerle come sistema di identificazione e autenticazione».

Qual è la strategia di Intesa?

«Nel breve periodo continueremo a proporre i nostri servizi basati su SPID, che, ancora, continua ad essere l’identità digitale più utilizzata dai cittadini. Per questo siamo diventati anche soggetti aggregatori» continua Mariani. «Vediamo però che i numeri di CIE sono in crescita, soprattutto ora che l’esperienza utente è diventata più semplice grazie all’introduzione del LoA Substantial a cui ha accennato anche Matteo. Siamo stati tra le prime aziende private a dare la possibilità di utilizzare questa «versione più semplice» di CIE nelle nostre soluzioni e non appena ci sarà possibile diventeremo soggetti aggregatori anche per la carta di identità. L’introduzione e la diffusione dell’EUDI Wallet sarà un passaggio delicato e importante per tutta l’UE. Ci auguriamo che l’introduzione dell’IT Wallet non incida sul modello di business degli attuali operatori del settore e renda possibile capitalizzare gli investimenti ed esperienze fatte da molte aziende private, favorendo una transizione semplice».

Quale strategie dovrebbero adottare le aziende che vogliono utilizzare le identità digitali nei propri servizi?

«Come si è detto la creazione dell’EUDI Wallet è un processo lungo, ma organico e definito.» conclude Mariani. «Grazie al sistema di attributi le opportunità per le aziende private saranno molte e aiuteranno i cittadini ad avere esperienze digitali sempre più semplici. C’è ancora molto da definire, ma sappiamo che SPID e CIE saranno alla base di qualsiasi evoluzione e con uno scenario che si evolve così velocemente, avere un partner di fiducia che accompagni questi processi di trasformazione può rappresentare un vantaggio competitivo significativo».

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