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05.04.2022
| Tempo di lettura: 5 min

PNRR: digitalizzazione e formazione in prima linea

L’ultimo Convegno dell’Osservatorio Agenda Digitale ha evidenziato obiettivi e iniziative del PNRR

Nel PNRR vengono riposte molte aspettative: oltre 200 miliardi di euro saranno investiti per colmare i gap tecnologici dell’Italia digitale. Cosa si sta facendo in concreto? Come le imprese italiane possono cogliere questa opportunità?

In questo articolo scoprirai:

Il PNRR rappresenta un’enorme opportunità per accelerare i processi di trasformazione digitale della PA e del tessuto industriale del Paese. Per cogliere a pieno il potenziale del Piano, la PA deve configurarsi come una piattaforma di innovazione capace di lavorare efficacemente con le imprese. In questo contesto, la progettualità e l’interoperabilità appaiono ancora più urgenti per investire al meglio le risorse stanziate.

La digitalizzazione in Italia

Nonostante la spinta della pandemia, gli importanti piani di investimento messi in campo e i risultati nelle piattaforme abilitanti come SPID, ANPR, PagoPA o l’App IO, l’Italia si conferma agli ultimi posti in Europa per livello di digitalizzazione. Secondo l’ultimo rapporto DESI (Digital Economy and Society Index), infatti, l’Italia si colloca al 20esimo posto fra i 27 Stati membri dell’Unione Europea. In particolare, l’Italia oggi è 25esima per diffusione delle competenze digitali, 23esima per connettività, decima per digitalizzazione delle imprese e 18esima per digitalizzazione della PA.

Per superare alcuni limiti del DESI, come il mancato aggiornamento di alcuni dati, l’Osservatorio Agenda Digitale ha prodotto un framework di indicatori, il Digital Maturity Indexes (DMI). Anche questi indicatori ci confermano però lontani dalla media europea: i DMI collocano l’Italia al 17esimo posto su 27 Paesi per fattori abilitanti la digitalizzazione e al 23esimo posto per effettivi risultati ottenuti.

In questo contesto, il PNRR rappresenta un’importante occasione per accelerare la digitalizzazione del Paese: secondo i ricercatori dell’Osservatorio Agenda Digitale, oltre a raccordare PA e imprese, per fare ciò sarà necessario “unire i puntini”, ovvero integrare il PNRR con altri piani strategici già avviati, le risorse previste con le altre disponibili per la trasformazione digitale, il centro con i territori, le esigenze di breve con quelle di lungo periodo.

Cos’è il PNRR?

Il PNRR, acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è il documento strategico che il Governo italiano ha predisposto per accedere ai fondi del programma Next Generation EU (NGEU), che si pone l’obiettivo di rilanciare la struttura economico-sociale del Paese, puntando in particolare su digitalizzazione, transizione ecologica e inclusione sociale.

All’interno del Piano, una particolare attenzione è rivolta all’innovazione digitale, alla quale viene dedicata un’intera “missione”: promuovere la transizione digitale nella PA, nelle infrastrutture di comunicazione e nel sistema produttivo, migliorare la competitività delle filiere industriali e rilanciare i settori del turismo e della cultura.  

Il Piano, naturalmente, contempla numerose misure di sostegno alle imprese. I progetti nella missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” hanno infatti l’obiettivo di favorire l’innovazione in chiave digitale, sostenendo l’infrastrutturazione del Paese e la trasformazione dei processi produttivi delle imprese.

L’importanza della formazione

Un altro elemento chiave del PNRR è la formazione, aspetto fondamentale intorno al quale far ruotare il futuro delle aziende e delle piccole e medie imprese per lo sviluppo e consolidamento delle competenze. 

Come spiegato da Mauro Minenna, capo del Dipartimento per la Trasformazione digitale, durante il convegno, sarà fondamentale promuovere lo studio di discipline STEM, per cui il Piano prevede ingenti investimenti per l’Istruzione Tecnica Superiore e interventi di carattere infrastrutturale, come la predisposizione di ambienti di apprendimento connessi e arricchiti da strumenti digitali.

Una necessità di competenze condivisa e riconosciuta anche da Intesa. Giuseppe Mariani, durante il suo intervento al convegno finale dell’Osservatorio Blockchain, ha affermato che «nel mondo universitario, la presenza di percorsi formativi robusti, inglobati nei percorsi più tradizionali. Prevale invece un’offerta generalista, che non può rispondere in modo efficace alla domanda di professionisti in specifici verticali in grado di offrire chiarezza agli operatori economici attorno alla tecnologia e ai suoi utilizzi. Occorre, quindi, che tutti gli operatori nel settore blockchain e in primis le università contribuiscano a creare percorsi di formazione solidi, in grado di supportare la crescita sana di nuovi modelli di business abilitati dalla tecnologia blockchain».

Fonti: 

*Osservatorio Agenda Digitale, Il digitale per la ripresa e la resilienza: connecting the dots

** Ministero dello sviluppo economico, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

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