Cybersecurity e Data Protection 2025: trend, minacce e investimenti chiave per le imprese
Tutto quello che le aziende devono sapere per affrontare in sicurezza il futuro digitale

La cybersecurity nel 2025 non è semplicemente una questione tecnica: è una leva strategica per la competitività, la sostenibilità e la fiducia.

In questo articolo scoprirai:
Il 2025 segna un punto di svolta per la cybersecurity. In un mondo dove l’economia è sempre più digitale e le informazioni rappresentano un asset cruciale, la protezione dei dati non è più una scelta, ma una necessità strategica. Le minacce informatiche continuano ad aumentare in volume e sofisticazione, e le imprese si trovano a dover gestire un perimetro di rischio sempre più ampio e complesso.
Secondo recenti analisi, il 57% delle organizzazioni globali prevede di incrementare il budget dedicato alla sicurezza informatica nei prossimi 12-24 mesi. Inoltre, il 58% afferma che questa spesa sarà integrata con gli investimenti IT e quelli destinati alla trasformazione digitale. In questo contesto, la cybersecurity non è più un comparto isolato, ma un elemento trasversale che abbraccia ogni ambito dell’impresa.
La sicurezza informatica diventa motore di crescita
Oggi la cybersecurity è parte integrante della strategia d’impresa. Non si limita più a proteggere reti e sistemi, ma contribuisce attivamente al raggiungimento degli obiettivi di business, alla creazione di fiducia e all’accelerazione dei processi di innovazione.
Il dato più significativo? L’86% delle aziende a livello globale ha già messo in campo azioni concrete per rafforzare la propria postura di sicurezza. Le organizzazioni con una maggiore maturità cyber sono quelle che riescono a cogliere maggiori benefici, registrando fino al doppio dei risultati positivi rispetto ai competitor meno preparati. Questo dimostra che la capacità di prevenire e gestire gli attacchi informatici non solo riduce i rischi, ma crea anche valore.
Intelligenza Artificiale: alleata potente ma non priva di rischi
Nel 2025, l’Intelligenza Artificiale (AI) si conferma una risorsa sempre più strategica nella difesa informatica. Il 39% delle aziende la impiega già per monitorare in tempo reale le infrastrutture IT, rilevare comportamenti anomali e attivare risposte automatiche agli incidenti di sicurezza.
Tuttavia, l’AI non è esente da rischi. Una delle minacce emergenti più insidiose è rappresentata dai deepfake: contenuti audio o video generati artificialmente, capaci di simulare alla perfezione parole e azioni mai compiute da una persona reale. Negli ultimi mesi, questa tecnologia ha compiuto enormi progressi, al punto che distinguere un video autentico da uno sintetico è sempre più difficile, persino per l’occhio umano.
Il fenomeno è aggravato dalla grande quantità di dati disponibili sui social, che forniscono ai cybercriminali il materiale necessario per “allenare” i modelli AI e realizzare frodi sempre più sofisticate.
Ma questo tipo di attacchi può compromettere anche i processi di riconoscimento da remoto? Al momento, il rischio rimane contenuto: realizzare deepfake in tempo reale durante una video-identificazione è ancora tecnicamente complesso. Inoltre, le tecnologie di rilevamento stanno evolvendo rapidamente, rendendo sempre più difficile ingannare i sistemi di riconoscimento con contenuti sintetici.
La sicurezza come parte integrante della trasformazione digitale
Nel nuovo scenario digitale, la cybersecurity non può più essere trattata come una voce separata. Deve diventare parte integrante della strategia tecnologica, dei processi decisionali e dell’innovazione. Non a caso, il 58% delle aziende prevede di integrare la spesa per la sicurezza con quella per progetti IT sistemi di riconoscimento, adottando un approccio sinergico tra tecnologia, rischio e valore.
Questo significa che ogni nuovo sviluppo – dall’adozione dell’AI al passaggio a sistemi cloud-native – dovrà essere progettato fin dall’inizio con una visione di sicurezza embedded. È il principio del security by design: solo così si può garantire protezione senza rallentare l’innovazione.
Il riconoscimento Intesa
Proprio per avere delle procedure di sicurezza che siano diffuse e pervasive su tutto il processo, l’identificazione con AI di Intesa effettua delle verifiche su ogni passaggio:
1. controllo della veridicità del documento di identità, qualsiasi sia il documento utilizzato: vengono verificati il font, tutti gli elementi grafici e la data di scadenza. In caso di anomalie, viene attivato un controllo umano.
2. utilizzo di banche esterne per la verifica dei dati (per esempio SCIPAFI, una delle più famose) ma anche della presenza digitale dell’utente, per esempio da quanto tempo sono stati creati il numero di telefono o l’indirizzo e-mail
3. nel caso di self-onboarding con verifica della liveness, viene verificato se il volto è presente nella nostra blacklist o se lo stesso volto è stato associato a dati anagrafici diversi e ovviamente se corrisponde al documento caricato
4. ogni notte poi viene effettuato un “overnight check” su tutti i video caricati nel tempo nei processi di riconoscimento effettuati da Intesa. Qualora vengano rilevate corrispondenze sospette, viene avviata una verifica manuale dei dati anagrafici.
5. per i processi di identificazione da remoto, è disponibile Intesa ID, la piattaforma di riconoscimento wallet-ready certificata AgID per SPID e CIE, che consente l’identificazione digitale sicura degli utenti tramite acquisizione guidata del documento di identità e video selfie. Intesa ID integra controlli automatici avanzati e sistemi di validazione biometrica, garantendo piena conformità alle normative e un’esperienza utente fluida e accessibile.
Data protection: il cuore pulsante della fiducia digitale
La protezione dei dati è oggi uno dei pilastri fondamentali della competitività aziendale. Clienti, partner e stakeholder si aspettano che le organizzazioni garantiscano l’integrità, la riservatezza e la disponibilità delle informazioni. La perdita di fiducia nei sistemi tecnologici, infatti, è considerata dalle imprese la conseguenza più grave di un attacco informatico.
Per rispondere a queste esigenze, molte realtà stanno adottando modelli di sicurezza zero trust, rafforzando i sistemi di gestione dell’identità e degli accessi e integrando la privacy sin dalla progettazione dei servizi digitali, secondo il principio del privacy by design.
In questo contesto, affidarsi a fornitori qualificati diventa essenziale. Questi partner, certificati e aggiornati sulle normative più recenti come GDPR ed eIDAS, offrono soluzioni tecnologiche avanzate e un monitoraggio continuo delle infrastrutture, minimizzando le vulnerabilità e semplificando la compliance normativa. Collaborare con fornitori di fiducia consente alle aziende di costruire relazioni trasparenti e solide con clienti e stakeholder, rafforzando così la reputazione e la competitività nel mercato digitale.
Conclusione: una strategia di fiducia per affrontare il futuro
La cybersecurity nel 2025 non è semplicemente una questione tecnica: è una leva strategica per la competitività, la sostenibilità e la fiducia. Le aziende che sapranno evolvere verso un modello di sicurezza integrato, proattivo e orientato al valore saranno le più pronte ad affrontare il futuro digitale.
In questo percorso, Intesa, in qualità di Qualified Trust Service Provider (QTSP) secondo il regolamento europeo eIDAS, accompagna aziende e pubbliche amministrazioni nella costruzione di ecosistemi digitali sicuri, conformi e interoperabili. Perché proteggere i dati oggi significa proteggere la reputazione, il business e la capacità di innovare domani.
Fonti:
- Global Future of Cyber Survey – 4th Edition (2024)
- Global Threat Report 2025