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26.02.2024
| Tempo di lettura: 6 min

Accessibilità dei servizi digitali: come adeguarsi

26 Febbraio 2024

Entro giugno 2025 tutte le piattaforme digitali dovranno essere accessibili per legge. Ma cosa vuol dire?

 

Massimiliano Tantillo, Design & UX Team Leader di Intesa, racconta cosa significa rendere un servizio digitale accessibile, perché e come bisogna adeguarsi.

In questo articolo scoprirai:

Le persone con disabilità in UE sono circa 101 milioni, pari al 27% della popolazione. Nonostante il numero considerevole, ancora oggi, in un’era in cui l’accesso a informazioni e servizi online è diventato fondamentale per la vita quotidiana, per molte di queste persone fruire dei servizi digitali è una sfida. Ecco perché l’Accessibility Act (conosciuto anche come EAA, dall’inglese European Accessibility Act), emanato dall’UE nel 2019, è un atto legislativo importantissimo, che avrà un impatto significativo sulla vita delle persone con disabilità, permettendo loro di partecipare in modo più autonomo alla società.

Contesto e obiettivi dell’Accessibility Act

L’Accessibility Act nasce per recepire una delle prime, importanti risoluzione in quest’ambito: la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), emanata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006 ed entrata in vigore il 3 maggio 2008. L’EAA non è però la prima normativa a rivolgersi in modo specifico all’accessibilità dei servizi digitali, almeno nel contesto italiano: la “Legge Stanca” ha emanato le prime disposizioni “per favorire e semplificare l’accesso degli utenti e, in particolare, delle persone con disabilità agli strumenti informatici” ancora prima della convenzione UN, nel gennaio 2004.

Ma cosa prevede nel dettaglio l’Accessibility Act? In breve, i servizi digitali (sistemi operativi, terminali, servizi bancari, e-commerce…) immessi sul mercato o semplicemente messi a disposizione dei clienti dal 28 giugno 2025 in poi dovranno essere obbligatoriamente accessibili, pena una multa del 5% del fatturato aziendale. L’obbligo è già in vigore per le PA e per le aziende con un fatturato medio triennale superiore a 500 milioni di euro.

Quali sono le implicazioni per le aziende

Ogni servizio digitale, interfaccia o software dovrà quindi essere revisionato secondo le WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines), rilasciate dal consorzio W3C (World Wide Web Consortium), che definiscono i parametri per assegnare tre diversi livelli di accessibilità ai servizi digitali. Il livello minimo accettato sarà “AA”.

I fornitori dovranno poi produrre una “Dichiarazione di conformità” corredata da documentazione tecnica per dimostrare che il servizio rispetta le linee guida di accessibilità. Tale dichiarazione dovrà essere messa a disposizione dei clienti, conservata finché il servizio sarà operativo e mostrata su richiesta alle autorità competenti.

Tuttavia, i contratti di fornitura di servizi digitali attivi prima del 28 giugno 2025, possono giungere a scadenza senza obbligare alla revisione, senza comunque andare oltre il 28 giugno 2030.

Cosa significa rendere un servizio digitale accessibile?

Le disabilità sono varie e più o meno visibili. Come si può rendere un servizio accessibile per tutti e tutte? Le WCAG si basano su 4 principi (percepibile, utilizzabile, comprensibile e robusto) da cui derivano tredici linee guida con obiettivi misurabili. Così, per esempio, sotto il principio “percepibile” troviamo l’indicazione per cui “Tutti i contenuti non testuali presentati all’utente hanno un’alternativa testuale equivalente che serve allo stesso scopo”, oppure, sotto il principio “Utilizzabile” si legge che “Tutte le funzionalità del contenuto sono utilizzabili tramite un’interfaccia di tastiera senza richiedere tempi specifici per la pressione dei singoli tasti”. 

Insomma i parametri da controllare e verificare sono – giustamente – molti e di diverso tipo: anche per questo motivo, AgID mette a disposizione un supporto specifico per la risoluzione di dubbi interpretativi della norma delle linee guida.

Cosa sta facendo Intesa

Intesa ha da tempo avviato al suo interno una serie di attività per migliorare l’inclusività – sotto ogni aspetto – sia nei confronti dei dipendenti che dei clienti e dei servizi che eroghiamo.

Nel corso del 2023, in seguito alla certificazione B Corp e per garantire l’adeguamento normativo nel minor tempo possibile, è stato strutturato un competence center interno composto da persone esperte di design, normativa, sviluppo e diversity & inclusion, con l’obiettivo di revisionare completamente sia i servizi proprietari che i tool interni in fornitura.

Il nostro obiettivo è di arrivare alla completa accessibilità a partire dal 2025.

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