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05.03.2020
| Tempo di lettura: 4 min

Design Thinking: progettare insieme la trasformazione digitale

Creare valore, innovazione e migliorare la Customer Experience

In un mondo in cui tutti fanno domande aspettandosi dagli altri le risposte, con il Design Thinking fai entrambe le cose. Non puoi accontentarti solamente di porre la domanda, ma inizi anche a cercare la risposta, la soluzione, la giusta chiave di lettura.

Il Design Thinking sta diventando un approccio all’innovazione sempre più diffuso. Il metodo, inizialmente adottato da agenzie o studi di design, oggi si affaccia al mondo del management a livelli diversi e offre importanti contributi in termini di business: cresce la necessità di strutturare dei veri e propri programmi di formazione manageriale, per poter interiorizzare la metodologia sfruttandola come strumento di business.

Si tratta di una metodologia che integra le capacità analitiche con attitudini creative, permette di risolvere problemi complessi, di realizzare e testare rapidamente prodotti o servizi, di coinvolgere più profondamente i dipendenti nei processi creativi. Consente addirittura di ridefinire la vision aziendale, riadattandola velocemente ai nuovi paradigmi dettati dalla trasformazione digitale.

Innovare in modo creativo

Il Design Thinking prevede fasi dinamiche in cui si generano innumerevoli nuove idee attraverso momenti di brainstorming. Le 5 fasi che lo compongono (Empathise, Define, Ideate, Prototype e Test), gli esercizi, l’uso dei post-it, il coinvolgimento dei partecipanti, ad esempio, sono tutti elementi volti ad individuare direzioni e strategie in grado di apportare valore all’impresa e all’utente finale.  

L’iterazione porta all’innovazione. Non è un caso che il simbolo del Design Thinking concettualizzato da IBM sia proprio l’infinito. È fondamentale allenare la mente ad andare oltre, a mettersi in discussione, a non fermarsi alle prime soluzioni, a confrontarsi, senza tentare di prendere la via più facile. È necessario pensare attraverso un processo continuo ed infaticabile di iterazioni perché è proprio da lì che nascono tutte le grandi innovazioni.

Un nuovo modello: la persona al centro dell’innovazione

Il Design Thinking si è dimostrato essere un elemento centrale per il business e Intesa lo applica con successo nei progetti di innovazione, sia interni che esterni. È un catalizzatore di innovazione, perché aiuta a catturare il potenziale delle innovazioni tecnologiche e a trasformarlo in prodotti o servizi significativi e accessibili all’utenza oltre che avere un ruolo di supporto per progetti strategici.

Per tutte le aziende, la pervasività della trasformazione digitale richiede un ripensamento radicale dei processi, sempre più accelerati, e delle strutture organizzative con cui prodotti e servizi sono progettati, realizzati e distribuiti. Attraverso il Design Thinking è possibile coniugare pensiero analitico e intuitivo per rendere il processo decisionale più veloce e insieme più efficace. Una delle prerogative di questa metodologia è quella di porre al centro la persona con i suoi desideri non solo funzionali, ma anche emotivi e sociali.

Questo è uno dei motivi per cui Intesa ha deciso di investire nelle potenzialità di questa metodologia: per riprogettare il modo di lavorare e di comprendere le esigenze del cliente.

Perché Intesa ha scelto questa metodologia?

  • Per avvicinarsi al cliente: definire il contesto d’uso, immedesimarsi nel cliente e sperimentare il customer journey.
  • Per favorire la creatività e generare idee: tecniche di brainstorming, mappe mentali, esercizi, confronti per arrivare ad una soluzione migliore di come la si era immaginata.
  • Per sperimentare rapidamente le idee attraverso la realizzazione di prototipi, grazie a strumenti agili come il fast prototyping.

Per concludere, con il Design Thinking si ha la possibilità di esplorare e di indossare la divisa da “ricercatore” per ottenere risposte alle domande e passare velocemente dal problema al livello successivo, in modo innovativo utile per l’organizzazione e per l’utente finale.

 

A cura di Nadia Rendina – Deputy CMO, Intesa (Gruppo IBM)

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