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12.08.2020
| Tempo di lettura: 4 min

L’estate del digital wellbeing

12 Agosto 2020

Come è cambiato il rapporto tra la nostra vita reale e quella digitale nei mesi appena trascorsi?

Il lockdown ha favorito una digitalizzazione diffusa, ma può anche aver spostato gli equilibri del nostro digital wellbeing. In questa prima estate della nuova normalità, proviamo a riflettere su cosa e quanto sia cambiato, per tornare a un rapporto sostenibile con il mondo digitale.

Mai come quest’anno, le vacanze 2020 si sono fatte attendere. La settimana di Ferragosto è arrivata dopo un periodo particolarissimo, fatto di incertezze, vita domestica ma soprattutto vita digitale: la pandemia ha spesso “costretto” anche chi non era abituato a passare molte ore davanti a uno schermo, a imparare velocemente a confrontarsi con strumenti digitali mai utilizzati.

Se da un lato ciò ha sicuramente favorito una digitalizzazione accelerata di aziende e persone, dall’altro avere l’interazione digitale come unica possibilità ha comprensibilmente creato anche affaticamento e stress*, soprattutto in chi solitamente svolgeva lavori in presenza. Nel pieno del riposo delle vacanze estive, perché quindi non tornare a riflettere sul digital wellbeing?

Digital wellbeing: di cosa si tratta?

Il concetto di “digital wellbeing” si inserisce nelle notizie del web a maggio 2018, quando il gigante Google annunciò l’introduzione dell’app Digital Wellbeing nei sistemi Android. L’applicazione, ora presente in diverse forme in tutti i sistemi operativi, permette di tenere traccia dell’attività svolta sul telefono durante il giorno, fornendo dati, per esempio, su quante volte abbiamo sbloccato il telefono o su quali applicazioni abbiamo usato di più e per quanto tempo, con l’obiettivo di dare maggiore consapevolezza di come si sta usando lo smartphone.

Chi si occupa di digital wellbeing, però, non pone l’attenzione solo sulla quantità di tempo passato a guardare il telefono, ma sulla qualità del tempo speso nel mondo digitale: ad oggi sono molte le attività utili che si possono svolgere in internet: corsi online di ogni genere, monitoraggio della salute e attività fisica, informazione, apprendimento. Durante il lockdown, l’interazione digitale è stata fondamentale per chi sì è separato dai propri cari per lungo tempo.
Avere un rapporto sano con il mondo digitale significa non subirlo passivamente, farne in modo che non abbia un’importanza eccessiva o un impatto negativo sulle nostre vite ma anzi, ci aiuti a vivere meglio supportando il nostro benessere.

Da digital wellbeing a digital detox (quando è necessario)

Ci sono dei casi in cui l’attaccamento al mondo digitale diviene prioritario rispetto a quello reale, portando con sé difficoltà di concentrazione anche durante una semplice conversazione.
È qui che entra in gioco il digital detox, momenti in cui ci si stacca consapevolmente (e un po’ forzatamente) dalla connessione virtuale, la cui lunghezza può variare da qualche ora a intere settimane, con pacchetti vacanze 2.0 a disposizione. Sono casi estremi, ma che dimostrano quanto sia facile perdere l’equilibrio.

Cosa è cambiato?

Dopo i mesi appena trascorsi ci troviamo ora nel cuore dell’estate, con la possibilità di spostarci liberamente e senza più norme eccessivamente restrittive di distanziamento fisico. Può essere questo, un ottimo momento per riflettere su quanto il nostro rapporto con il mondo digitale sia cambiato durante il lockdown, individuare impatti positivi e negativi e ristabilire dove necessario i dovuti equilibri. Possiamo aver scoperto la comodità della spesa online, ma aver perso l’abitudine di andare al supermercato in bicicletta. Possiamo esserci abituati a videochiamare amici e parenti, ma non incrociare più il vicino di casa.
Anche nel rapporto tra vita digitale e vita reale è importante mantenere una sostenibilità.

* Fonte: Focus.it, Fatica da Zoom: ecco perché le videochiamate ci stressano

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