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17.12.2020
| Tempo di lettura: 4 min

Il ruolo strategico del CIO

Due chiacchiere con… Marco Broggio, CIO di Intesa

Mai come quest’anno, la CIO Survey ha dato risultati in forte discontinuità rispetto alle precedenti edizioni. Un distacco prevedibile: la pandemia ha costretto molte aziende ad azioni e investimenti “fuori programma”, spostando ogni priorità. Il ruolo del Chief Innovation Officer è stato quest’anno fondamentale per la sopravvivenza di molte aziende, spostando il collocamento di questa figura da una funzione IT a una funzione di business. Probabilmente in via definitiva.

Ne abbiamo parlato con Marco Broggio, CIO di Intesa (Gruppo IBM).

Durante il lockdown, la figura del CIO è stata fondamentale per l’operatività di molte aziende: come hai interpretato questo momento della tua professione?
Specialmente nel nostro ambito, il Covid-19 ha dato un’accelerata importante a tutte le aziende che non erano al passo con i processi di digitalizzazione. È stato uno shock durante il quale molti si sono resi conto che il cambiamento era necessario, quindi per noi il carico di lavoro è aumentato molto, e non solo per il numero di richieste da parte dei clienti: nonostante in Intesa avessimo già attivato lo smart working per qualche giorno a settimana, la modalità 100% da remoto ha spinto anche noi a cambiare il modo di lavorare. Per noi è stato importante trovare e creare nuovi momenti di condivisione per il team, rafforzando il senso di squadra che è fondamentale per il lavoro.

Si prevede che la figura del CIO continuerà ad essere chiave per l’evoluzione del business. Cosa deve fare un CIO per svolgere bene il suo lavoro? Quali competenze deve avere?
Innanzitutto un CIO deve avere una visione ampia di ciò che succede fuori dall’azienda. È fondamentale saper coniugare le tendenze di mercato che possono essere interessanti per il business dell’azienda con la vision dell’azienda stessa, ma senza rimanere fossilizzati su quello che l’azienda ha fatto e sta facendo. In un certo senso, contano anche la fantasia e l’immaginazione.
In secondo luogo, il CIO deve conoscere bene l’azienda e i suoi processi. Le strade alternative che vengono tracciate devono essere coerenti con il percorso e il business per poter portare vantaggi concreti, che abbiano un impatto positivo fin da subito, non solo sul lunghissimo periodo.

La CIO Survey ha evidenziato una tendenza al recupero di competenze e professionalità di alto livello: quali competenze sono importanti per il CIO?
Probabilmente in questo caso le soft skills contano più delle competenze specifiche in ambito tecnologico. Il mercato cambia molto velocemente, quindi bisogna essere flessibili, saper costruire relazioni e adattarsi alle situazioni.

Da quanto emerge dall’ultima CIO Survey, questa figura è sempre più coinvolta nelle strategie evolutive del business. Quanto è fondamentale il rapporto del CIO con fornitori e clienti e quanto questo ruolo influisce sul destino delle aziende?
Intesa ha un approccio basato sull’open innovation e sulla costruzione di una piattaforma di relazioni, quindi nel nostro caso il rapporto diretto del CIO con fornitori e clienti è importante per trovare partner adeguati, che forniscano servizi adatti da un lato e che siano disponibili ad evolvere dall’altro.
La difficoltà del nostro lavoro risiede proprio in questo: dal CIO ci si aspetta innovazione, ma i risultati dipendono anche dalle aziende stesse, da quanto sono predisposte al cambiamento. Bisogna quindi riuscire a coinvolgere, creare engagement ed entusiasmo per la trasformazione che si sta per affrontare, essere dei “leader del cambiamento” nel vero senso della parola.

Per quanto riguarda la capacità di influire sul destino delle aziende, come ho anticipato, il mercato in questo periodo storico cambia molto velocemente. Le aziende devono quindi sapersi adattare altrettanto rapidamente, cogliere le occasioni che si presentano e trasformare i problemi in opportunità.

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