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19.01.2023
| Tempo di lettura: 1 min

Self Sovereign Identity: il futuro dell’identità digitale

19 Gennaio 2023

La Self Sovereing Identity è un modello di identità digitale che restituisce all’utente che la crea il pieno controllo della sua identità e delle informazioni da condividere. Le possibilità date dalla SSI sono molteplici, e il suo mercato è destinato a crescere esponenzialmente nei prossimi quattro anni.

In questo articolo scoprirai:

Immaginiamo questo scenario: stiamo per comprare un biglietto del treno e vorremmo usufruire di uno sconto legato all’età. Per avere una prova del nostro anno di nascita, l’operatore ci chiede di vedere la carta di identità. Così facendo potremo dimostrare di avere l’età corretta per usufruire dello sconto, ma gli diremo anche come ci chiamiamo, quanti anni abbiamo, dove abitiamo. Tutte informazioni di cui non aveva bisogno.

Questo, oggi, accade anche nel mondo digitale: quotidianamente distribuiamo i nostri dati e le nostre informazioni a fornitori di servizi, creando molteplici e numerose “identità digitali” su cui il nostro controllo è minimo. Gli ultimi sviluppi in tema digital identity hanno però l’obiettivo di riportare il pieno controllo dell’identità all’utente che la crea, grazie al modello della Self Sovereing Identity.

Cos’è la Self Sovereign Identity e come funziona

Essere “sovrani” della nostra identità, potendo controllare e scegliere quali delle nostre informazioni personali condividere e con chi: la Self Sovereign Identity è un modello di identità digitale ideale. Alla base vi è il concetto, solo apparentemente banale, che l’identità debba sempre essere sotto l’esclusivo controllo dell’individuo che ne è rappresentato, il quale può disporne in modo indipendente, senza la necessità di affidarsi a intermediari terzi.

Ma come funziona il modello Self Sovereign Identity? La SSI nasce per evitare sia l’identificazione “diretta” tra utente e service provider (creo un account su un sito per usufruire dei suoi servizi), sia l’identificazione cosiddetta “3-corner” (uso l’account di un servizio per iscrivermi a un servizio terzo).

Il modello della Self Sovereign Identity si basa invece sul paradigma dell’Identità Decentralizzata: è l’utente stesso a disporre di un’unica identità, a cui vengono associati una serie di attributi, detti “claim”, da altre entità, dette “issuer”, sempre verificabili dai “verifier”. In poche parole, ogni identità digitale disporrà di una serie di claim personali: l’università assocerà l’attributo “laurea” all’identità digitale del laureato, il quale potrà avere nel suo wallet anche l’attributo “residente a Milano” associatogli dal comune di Milano.

Ancora più interessanti sono i risvolti dell’utilizzo della blockchain nel modello SSI. La blockchain infatti, oltre a rendere ogni claim verificabile e immutabile, darebbe la possibilità al proprietario dell’identità di presentare e far verificare singolarmente i claim: ritornando al biglietto del treno, grazie alla SSI avremmo potuto dimostrare (e l’addetto avrebbe potuto verificare) di avere l’età corretta per usufruire dello sconto senza per forza mostrare anche il resto delle nostre informazioni.

Vantaggi e possibili applicazioni della SSI

Un’unica identità, per accedere a tutti i servizi. Grazie al modello SSI potremo utilizzare il nostro “wallet” unico per accedere alle nostre banche, account personali, servizi pubblici, senza doversi ricordare diverse credenziali. E da qui i possibili risvolti del modello SSI si moltiplicano poi da ogni punto di vista: basti pensare alle possibilità in ambito digital banking o nel mondo dell’e-voting (le elezioni online), ma anche cosa avremmo potuto fare durante il lockdown da Covid-19 per sostituire le autodichiarazioni cartacee.

Quanto di tutto ciò si sta concretizzando? Molto più di quanto si possa immaginare. L’European Digital Identity Wallet, il cui rilascio è previso per il 2024, ha moltissimi punti di contatto con il modello della Self Sovereign Identity: sarà infatti costituito da un’identità digitale a cui si potranno associare degli attributi verificati, e il cittadino sarà in grado di controllare quale di queste informazioni o attributi condividere. Ciò che ancora lo differenzia dallla Self Sovereign Identity è l’impianto su tecnologia blockchain.

Leggi anche: European Digital Identity Wallet, rischi e benefici

Di blockchain si parla invece in nel progetto sperimentale che ha preso il via a giugno 2020 in ambito identità digitale, onboarding, know your customer e blockchain, portato avanti da CeTIF, Università Cattolica, Intesa, a Kyndryl Company, IBM e CherryChain. Obiettivo del progetto O-KYC è la condivisione delle informazioni degli utenti tra i partecipanti a un ecosistema per facilitare le procedure di onboarding e know your customer.

Leggi anche: Progetto O-KYC, inizia la fase due

Un mercato destinato a crescere

Non stupisce quindi che quello della SSI sia un mercato che Juniper Research stima a 1,1 miliardi di dollari di fatturato entro il 2024, con un’impennata in 4 anni dai 100 milioni previsti alla fine del 2020.* Secondo la ricerca, la maggior parte di questo fatturato arriverà da aziende che forniranno servizi legati all’identità digitale.

Grazie alla Self Sovereign Identity, infatti, si potrà aprire una nuova era per la sicurezza e la tutela dei dati, delle credenziali, e della nostra privacy, facendo ritornare l’individuo in pieno controllo della sua identità e delle sue informazioni. Anche nel mondo digitale.

Fonte: Blockchain4Innovation, Self sovereign identity: nel 2024 il settore varrà 1,1 miliardi di dollari.

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